pagina del sito di Tèchne di Paolo Albani

RENZO BUTAZZI E I GAZZILLORO

Introduzione di Paolo Albani


    Renzo Butazzi, classe 1928 (annata buona, quella di Gabriel Garcia Marquez, Carlos Fuentes, John Nash, Ernesto Che Guevara, Stanley Kubrick, Andy Warhol, Noam Chomsky, Philip K. Dick, Karlheinz Stockhausen e di Franco Franchi, tanto per fare alcuni nomi), è un umorista, o meglio per dirla tutta è un umorista doc, ovvero a denominazione di origine campaniliana. Volendo essere ancora più precisi Butazzi, che certamente l'umorismo ce l'ha nel sangue (ha collaborato con varie testate satiriche come Cuore, Tango, Satyricon, Comix, ecc., vedi alla sua biografia), è critico letterario, poeta, scrittore, bibliofilo rabelaisiano, musicologo, studioso di medicina alternativa, mirmecologo, giornalista, matematico, gastronomo politico, memorialista. Butazzi è scomparso nel 2019.
    Come critico letterario Butazzi ha avuto il grande merito di far conoscere e divulgare l'opera poetica di Torquato Gazzilloro e di sua sorella Titina, il primo scomparso in Cina in circostanze misteriose, la seconda eclissatasi una volta giunta all'apice della propria carriera, entrambi autori di opere fondamentali della poesia italiana ottocentesca.
    Lo studio di questi due poeti (culminato nel recente libro di Butazzi Il silenzio dell'uovo, Sagoma editore, 2011, edizione realizzata in collaborazione con la Società Parapoetica Italiana e il Centro Vaticano per l'Esorcismo dei Prolassi Verbali sotto l'alto patrocinio del Sovrano Ordine dei Riesumatori Letterari) ha inizio sulle pagine della rivista satirico-letteraria il Caffè di Giambattista Vicari dove Butazzi pubblica nel 1977 i primi componimenti di Torquato Gazzilloro, fra cui la poesia civile "EGLI" (inizialmente intitolata in modo irriguardoso, data la statura del personaggio evocato, "LUI"):

                                    Gigante eterno
                                    con neve bianca
                                    estate o inverno
                                    sta sulla panca.
                                    Si muove piano,
                                    non va lontano
                                    vicin non va:
                                    in movimento
                                    ei fermo stà.
                                    Riflette e sosta
                                    e sulla posta
                                    fa piroette
                                    con ardimento.
                                    Sosta e riflette
                                    e mai nessuno lo compromette.

    Destinata a essere appesa negli uffici pubblici, questa poesia è il ritratto pregnante di uno dei maggiori uomini politici dell'epoca, un vero "gigante", come lo chiama Gazzilloro, nel panorama politico contemporaneo italiano. Il testo è corredato da una serie di note esplicative che fanno chiarezza sul significato di alcuni versi: ad esempio la "neve bianca" allude alla ciocca di capelli bianca dell'uomo politico, o "estate o inverno / sta sulla panca" si riferisce alla saldezza dell'uomo politico in questione che non ha mai abbandonato la panca, ovvero la poltrona o scranno parlamentare; "e mai nessuno lo compromette" è un chiaro riferimento al fatto che tra gli avversari vi fosse chi cercava disperatamente di stringerlo in un fatale compromesso.
      In una recente intervista sul Corriere di Siena (24 aprile 2011) Butazzi ha spiegato che l'idea di associare poesie senza senso, come in genere sono quelle dei Gazzilloro, a uno studio di note e discorsi che ne determinano uno è in qualche modo legata alle sperimentazioni con vincoli portate avanti dai membri dell'Oulipo (Ouvroir de Littérature Potentielle). In altre parole le poesie senza senso dei Gazzilloro sarebbero il vincolo su cui poter scrivere delle note che diano un senso a quelle poesie. Ma non sono del tutto convinto che su questo punto dobbiamo dargli credito al Butazzi (come ha fatto invece Enzo Marzo presentando Il silenzio dell'uovo al Teatro degli Oscuri di Torrita di Siena il 6 maggio 2011: Marzo afferma che Butazzi "nasconde se stesso e la sua stessa personalità nel comico nonsense sentendosi senz'altro più vicino a quell'Oulipo fatto conoscere nelle nostre terre da Calvino").
    La collaborazione di Butazzi con la rivista di Vicari è proficua, escono ancora un testo sulla predicazione cirillica in estremo Oriente, relazione di Teofilo Gazzilloro (fratello di Torquato), scienziato e idraulico di Vaglia (paese dell'Appenino toscano) in cui si approfondiscono le vicende dei missionari cirillici, in modo particolare la curiosa correlazione tra la diffusione della fede cirillica e il consumo dei tordi allo spiedo, correlazione evidente soprattutto nella provincia di Kuan-ti-shon (il Caffè, 161, 1980), e un altro reportage, nuovamente di Teofilo Gazzilloro, su un viaggio nel Siam alla ricerca del poeta contadino (il Caffè, 162, 1980).
    Sempre su il Caffè (163-164, 1981) Butazzi si occupa di medicina alternativa, ragionando intorno a una delle affezioni più diffuse nelle regioni dello Jutland e dello Smaaland, ovvero la diuresi ascellare, e inoltre sulle proprietà terapeutiche del "catrapiastro", un impiastro bollente di catrame e grappa particolarmente benefico per coloro che soffrono di "Preussisch Krampf" o "spasmo prussiano", malattia abbastanza diffusa nel Tirolo settentrionale che spinge i tirolesi a battere fortemente i tacchi ogni volta che salutano con il loro caratteristico inchino, e ancora sul "piomborina", infuso indicato nelle infiammazioni e ritenzioni della vescica e del sistema urinario, che si prepara mettendo in un litro d'acqua cinque chili di piombo in pani, lingotti o pallini (anche i piombini usati per sigillare i pacchi postali vanno bene).
    Sul rapporto tra Butazzi e Vicari si vedano queste due lettere, la prima delle quali è del fondatore de il Caffè (per la sua pubblicazione ringrazio Anna Regina Busetto Vicari e lo stesso Butazzi):



    La seconda lettera è la risposta del Butazzi:



    Abbiamo detto che Butazzi è anche poeta in proprio (cioè senza maschere), autore di poesie su nature morte e luoghi, di poesie insensate o quasi e di deliziosi componimenti per bambini-adulti che risalgono agli anni 70, lette a Radio Popolare (alcune maestre le ascoltarono e invitarono Butazzi a rileggerle alle classi di prima elementare), e ancora di poesie "geometriche" come queste:

Giace curva da stamani
sugli assi cartesiani
l’esponenziale
che si sente male.

L’angolo giro è tondo.
Dorme un sonno profondo,
acciambellato
da quando fu creato.
Non se ne vede niente:
forse è trasparente.

Langue delusa
l’ipotenusa.
Vorrebbe unirsi all’angolo retto,
ma lui si oppone
per farle dispetto.

La parabola
Ha le traveggole:
ci vede doppio,
si crede un’iperbole.

   (Sul Butazzi matematico si veda il bell'omaggio che gli è stato fatto nel blog di Popinga, alias Marco Fulvio Barozzi, nell'aprile 2012).
    Quanto al Butazzi scrittore si leggano i racconti esilaranti, nonsensici, surreali che qui si presentano, alcuni di essi inediti, altri invece già pubblicati in riviste quali Il Cavallo di Troia, Il semplice, Nuovi confini; e si vedano anche certe sue divertenti  brevi scritture.
    Il Butazzi giornalista ha tenuto per qualche tempo una rubrica intitolata "PROIBITO" su L'Espresso verso la fine degli anni 70, collaborazione interrottasi per sopraggiunta cooptazione di "bella signora", raccomandata di turno. Nella sua rubrica Butazzi riporta fra le altre cose alcune interessanti ricette culinarie, di attualità ancora oggi, come questa:

"Cucina alternativa. Involtini di piccì fritti. Ricetta raccolta in una trattoria di piazza del Gesù. Si prenda un piccì ben frollato, lo si pulisca a dovere, togliendogli la maggior parte dei suoi leninini e gli si strappi il fastidioso trattino, che altrimenti può rimanere in gola. Lasciargli appena un briciolo della sua pellolina marxista, ché tutta sarebbe indigesta ma un nientino serve per dargli più sapore. Per ammorbidirlo ulteriormente si batta e ribatta su una vasta unità, con delicati colpi di compromesso, poi lo si avvolga accuratamente in foglie di diccì sempreverde e si disponga a rosolare in uno scudo crociato con burro Andreotti e qualche goccia di vinsanto. Appena comincia a imbiondire si tolga, si tagli in pezzetti e si riavvolga ogni pezzetto in foglie fresche di diccì... Si infilino gli involtini in bastoncini di responsabilità acquistabili negli stessi negozi che vendono piccì e si pongano in una padella elettorale ben calda. Quando avranno spurgato tutto il loro grassino riducendosi piccoli e croccanti, si rotolino gli spiedini in biancofiore e così infarinati si gettino in un'opposignatta (pignatta d'opposizione) colma d'olio benedetto bollenre. Ritirare dopo dieci minuti e servire con lotta e governo misti. In tal modo la carne di piccì, per alcuni tigliosa e piuttosto pesante, viene resa leggera e facilmente digeribile".

    All'inizio degli anni 80 Butazzi collabora a L'Europeo, ospite della pagina dei "Giochi" curata da Giampaolo Dossena. In questa sede pubblica un "Acrostico" davvero ostico, dato che ogni verso prevede l'uso delle sole lettere che formano l'acrostico stesso (TELEGRAMMA):

Terga erge ramate
e trae real rate
Lara l'altera.
E gemme, tele e gale
Gea, l'altra etera,
rara, atra e regale.
Amare rate e agre
Marta e Lea, le magre.
Mara trema e geme;
a gara Gemma tema.

    Sempre su L'Europeo pubblica una storia, intitolata "Mila", in cui si narra di un re che cerca di sedurre una giovinetta offrendole tutte le terre della Sila. La storia è scritta usando solo sillabe corrispondenti ai sette nomi delle note musicali:

    "Mila, l'ami la Sila?"
    "Sì, re, la Sila sì"
    "Mila, sol la Sila do!"
    "Sì, mi do, Sire, sì!
    Soldo là l'afa fare mi fa"

    Il bello di questa storia è che funziona anche a suonarla, magari con un flauto dolce o con uno xilofono. Affascinato dai versi del Butazzi, il musicista Michele Puchberg (pseudonimo di Lorenzo Arruga, critico musicale di vari periodici fra cui Panorama, Il Giorno e Il Giornale) ne trae un piccolo libretto d'opera, completo di coro che viene pubblicato sempre nella rubrica di giochi de L'Europeo:



    Sul racconto musicale del Butazzi è costruita la voce note musicali dell'Enciclopedia dei giochi (Utet 1999) di Dossena.

 



    In qualità di membro dell'Accademia degli Oscuri in Torrita di Siena, Renzo Butazzi, arcadicamente "pseudonominato" il Malcontento, cura la redazione di una serie di memorie di vita quotidiana, registrate tra il 1996 e il 1998, degli abitanti di Montefollonico, un piccolo paese che sorge in cima a un colle boscoso dal quale si domina la Valdichiana, dove da tempo Butazzi risiede:


   
    Sulle Memorie di un Paese. Montefollonico... ieri (2009) esce una bella recensione, "Il paese dei contadini aristocratici", a firma di Stefano Malatesta su la Repubblica del 28 giugno 2009.
    Un ultimo cenno merita l'attività come cultore di libri singolari del Gazzillotazzi (nome con cui Butazzi ama spesso firmarsi nelle corrispondenze private). In appendice a Il silenzio dell'uovo è riportata una bibliografia in cui compaiono libri come questi: Ulderico Amal, La Diversa Influenza dei Foruncoli e della Gobba sulla Creatività Poetica, Editrice Lapanacea, Milano 1901; Tristano Alvaro De Vermis, Scapigliati o Calvi? Il Dibattito Letterario nella Milano del Dossi, La Ghianda Editrice, Crescenzago 1902; Walter Osvaldo Incoronati, Calli, Duroni e Occhi Pollini nella Poetica Tardo Risorgimentale, Edizioni Lamentecatta, Milano 1910 (per leggere tutta la bibliografia butazziana cliccate qui).
    Buona lettura.



Home page   Indice Butazzi e i Gazzilloro