pagina del sito di Tèchne di Paolo Albani

Renzo Butazzi
LUOGHI E NATURE MORTE
Poesie


Milano 1950

Puzzo d’uova al burro
e piastrelle da cesso
ogni sera all’ingresso
nella cremeria di Brera.


Solitudine 

Briciole e macchie di vino
sulla tovaglia di carta.
Uno schizzo di sugo
sul giornale appoggiato
al quartino di vetro.
Nel piatto rimasto,
uno stuzzicadenti troncato
una crosta di “zola”,
una buccia di pera.
Così ogni sera.

(9 gennaio 2007)


Vuoto
                                                         
Con pena 
la penna a sfera
traccia sul foglio
un pensiero svogliato
sbaffato da un pelo.
 


Le penne riflesse

Immote, dal portapenne,
le penne riflesse
guardano mute se stesse
sul piano lucente
d’un tavolo vuoto.



Dal terrapieno di Lambrate

Sfila un incerto asilo
d’umanità nascosta
dietro muri bui
di villini cadenti,
e luci velate di condomini.
Nell'ombra
le mensole sciatte
dei balconi sul retro.
pendono su cortili spenti.
Prende vita la nebbia
negli aloni immoti dei lampioni
e nei riflessi d’un asfalto fradicio
che nessuno calpesta.


Centro direzionale

Tra l’una e le due,
un poco accaldati,
con le giacche tirate
sui ventri farciti
le cravatte allentate,
il rossetto smangiato,
e  la fronte un po’ lustra,
impiegati e impiegate
escono dai bar con tavola calda
per tornare in azienda,
odorosi di fritto
e di formaggio cotto.


Piazza d’inverno

Dietro il vetro gelido
guardo la piazza, illusa
da un sole opaco.
Sulla terra appassita
del prato
giocano con qualche grido
fanciulli smunti.
Cani da poco
vagano tra gli sterpi
e con breve, ripetuto impegno
s’accostano all’un tronco e all’altro.
Sulle panchine stinte
tacciono vecchi consunti,
appena animati dai loro pensieri.


Volti

Incrocio nella folla
volti che non guardo.
Volti afoni, amorfi, insulsi,
belli e brutti:
volti normali
che non metto a fuoco
e che il pensiero, senza colpa, ignora.
Poi, talvolta,
incontro un volto contorto,
dallo sguardo smarrito
mentre la bocca blatera
un soliloquio senza fine.
Racconta di un sé nemico,
di un male che affiora dal profondo,
di una vita ostile.
Quello lo guardo e penso
e mi sento in colpa
senza averla.

(10 febbraio 2007)


Cambridge d’estate

Dietro i collegi scuri
d’antica pietra e mattoni
scorre l’acqua del fiume,
fra i teneri salici.
Sui greppi erbosi,
sotto il sole leggero
giovani stesi
parlano piano,
guardando spingere a palo le barche.
Gli occhi vuoti delle aule
imbiancate di calce e spoglie
si affacciano su cortili che sanno di rose
e piazzali ariosi.
Dietro le austere mura,
nell’intreccio di strade ombrose,
il grasso odore dei tè rituali
ci ricorda estranei.


Rose fuori stagione

Rose fuori stagione
sbocciano estenuate
da una vita imprevista.
Rose che prima di aprirsi si sfanno,
rose gonfie ed erette, ma chiuse
come un frutto di petali
spalmato di cera.  

(7 gennaio 2007)


Cielo d'inverno

Alzo lo sguardo oltre le cime dei cipressi
smosse dal subdolo vento di libeccio
che le fa crosciare senza riposo,
e scopro la maschera arcigna 
d'un burrascoso cielo d'inverno
che mi guarda nemica.
Nembi grigi compatti, nembi frastagliati di nero,
nembi squarciati da lividi chiarori,
nembi che si sfrangiano nei rigonfi più bassi
come se brandelli malefici
volessero soffocarci nel loro abbraccio.
E' un cielo ostile che m'intimorisce,
che mi fa abbassare lo sguardo
e rifugiarmi dove non possa vederlo.

(3 marzo 2011)


Il sasso dei litodomi

Ho trovato,
tra i muschi,
sul prato,
un sasso forato:
condominio
di molluschi
abbandonato.


Il sasso di tufo

Con una lente ho scrutato
un agglomerato
di tufo impastato.
Quel tufo impietrito,
solcato e corroso,
è un mondo complesso
costretto in un sasso.
Perché?

(2 gennaio 2007)


Sonno

Ecco dove annientare
il pensiero consapevole.
Ecco l’alibi per  renderlo ozioso
senza sentirsi in colpa.
Ecco il rifugio confortevole,
la grotta imbottita e tiepida
dove abbandonare la mente.
Ecco, finalmente, il sonno.

(10 febbraio 2007)


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