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Ada De Pirro
GIORGIO MANGANELLI E GASTONE NOVELLI.
PAROLE ALLE IMMAGINI E IMMAGINI ALLE PAROLE.


5. GIOCO E GIOCHI LINGUISTICI


Manganelli assume la dimensione del gioco come necessaria alla scrittura. La letteratura è immorale e l’arte retorica ne è la forma. «Il terribile lanciatore di fulmini, entrato nella fragile rete della retorica, cessa totalmente di esistere, si trasforma in invenzione, gioco, menzogna» (38). Il “disordinato rigore” delle figure retoriche riporta con evidenza all’idea del linguaggio come un gioco linguistico continuo. «Il destino dello scrittore è lavorare con sempre maggior coscienza su di un testo sempre più estraneo al senso» (39) e che dunque si presta, nella certezza di non dover rivelare alcuna ‘verità’, al gioco, al nascondimento, al non-senso e all’enigmaticità intrinseca del linguaggio. L’esattezza coincide per Manganelli con la menzogna del congegno letterario, che «possiede e governa il nulla. Lo ordina secondo il catalogo dei disegni, dei segni, degli schemi. Ci provoca e sfida, offrendoci un illusionistico, araldico pelame di belva, un ordigno, un dado, una reliquia, la distratta ironia di uno stemma» (40). La letteratura diventa costruzione di una struttura composta di parti che entrano in un gioco perfettamente ordinato. La prossimità di queste affermazioni con l’assunto di base di ogni gioco linguistico è evidente. Manganelli non si è mai espresso direttamente circa il suo interesse a questo particolare ambito della linguistica, lasciando però numerosi indizi nei suoi scritti, nelle sue dichiarazioni e, non ultimo, nella sua biblioteca dove sono presenti testi di autori come Perec, Queneau e tanti altri scrittori interessati al tema del gioco letterario. Sotto questo profilo è significativa l’amicizia e la reciproca stima che ebbe con Italo Calvino (il quale, tra l’altro, si può considerare tramite tra l’Oulipo (41) e l’Italia) e con Giampaolo Dossena documentata da due lettere conservate presso il Fondo Manoscritti dell’Università di Pavia. Le due lettere di Dossena, scritte il 18 febbraio 1985 e il 24 marzo 1985, evidenziano un rapporto epistolare solo agli inizi, da mettere in relazione con l’attività dello studioso di giochi per varie testate italiane. Nel suo dizionario dei giochi con le parole, Dossena (42) cita Manganelli nell’introduzione, come uno degli scrittori che si mostrarono molto interessati all'argomento.

            L’evidente rapporto che Manganelli ebbe con la dimensione ludica, soprattutto dalla prospettiva linguistica, fu anche di Novelli che nelle sue opere fece riferimento a numerosi giochi linguistici e da tavolo. È nota la capacità dell’artista di trasformare ogni fonte letteraria o iconografica in materiale di lavoro utile per giocare “infinite partite” basate su combinazioni e catalogazioni di segni. Tra le infinite combinazioni si annida un uso molto diffuso di giochi linguistici spesso inseriti in griglie o schemi che possono far riferimento al cruciverba o alle tavole pitagoriche, come anche a schemi che ibridano la forma del gioco dell’oca con quella della ruota della fortuna o dei mandala.



Totolettera, 1962
tecnica mista su tela, cm. 50x50. Collezione privata.



Di che occuparsi se non dell’uomo?, 1963
tecnica mista su tela, cm. 135x135. Collezione Palazzoli, Milano.



Il gioco dell’oca, 1963
tecnica mista su tela, cm. 118x150.
Collezione Roland Gibson Gallery, The State University of N.Y.


Novelli utilizzò fonti antiche come un trattato di linguistica ludica, Les Bigarrures di Etienne Tabourot (43) - che indica in alcune sue dichiarazioni come uno dei testi più interessanti per il suo lavoro – e molti altri, probabilmente anche un testo di crittografia sempre del XVI secolo, Traicté des Chiffres di Blaise de Vigenère (44), fonte per un alfabeto segreto di origine esoterica che l’artista rielaborò in un numero limitato di opere.



Tavola bilingue, 1965
matita e pennarello su carta, cm. 48x68. Courtesy Archivio Novelli.



Foglio del Quaderno delle intenzioni, 1965
ora in Histoire de l’oeil, Il viaggio in Grecia, Hilarotragoedia 1999, p.136.



            Che la dimensione del gioco sia stato terreno condiviso, è testimoniato anche da un passo dello scritto di Manganelli in memoria dell’amico scomparso: «Novelli amava gli enigmi, perché gli enigmi sono insieme sapienza e gioco, perché richiedono astuzia e fulminea intelligenza, sono antichi e infantili: e Novelli era appunto arcaico e iniziale, un esempio affascinante di puerizia sapiente. Irrequieto, ilare e disagevole a se stesso, inseguito da una dinamica mercuriale, Novelli era destinato e condannato e privilegiato da una definitiva giovinezza, un perenne stupore iniziale, stupenda cicatrice di una intelligenza pittorica folgorante» (45).



Note

39) Manganelli 2004 [1985], cit., p. 222.

40) Manganelli 2004 [1985], cit., p. 223.

41) La nascita dell’Oulipo si fa risalire alla prima riunione del gruppo il 24 novembre 1960. Nel 1973 uscì La littérature potentielle (Créations Re-créations Récréations), Gallimard. La traduzione italiana si ebbe solo nel 1985 a cura di R. Campagnoli e Y. Hersant con la Clueb di Bologna. La particolare impostazione della letteratura oulipiana è quella delle palesi restrizioni autoimposte dagli autori.

42) G. Dossena, Il dado e l'alfabeto. Nuovo dizionario di giochi con le parole, Zanichelli, Bologna, 2004.

43) E. Tabourot, Les Bigarrures et Touches du Seigneur des Accords. De la derniere main de l'Autheur. Livre premiere, Claude de Montr'oeil et Jean Richer, Paris 1595 [1583]. Gastone Novelli possedeva una copia del libro (A. Tiddia, Gastone Novelli: un’arte nomadica, in Catalogo generale 2011, cit.), nell'edizione stampata a Parigi nel 1662. È questa l'ultima delle numerose edizioni ed è considerata la più completa.

44) B. de Vigenère, Traicté des Chiffres, ou sècretes manière de escrire, Abel l’Angelier, Paris 1587.

45) Testo pubblicato nel pieghevole della mostra Gastone Novelli “i segni, le lettere, i frammenti…, cit.


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