I CITABILI
di
Gabriel Zaid


 I manuali scientifici su come fare le citazioni solitamente non includono alcune tecniche avanzate, che molti giovani autori scoprono nella pratica.
 Per esempio:
 1. Non citare mai, e men che meno favorevolmente
  a) i nemici o i rivali di coloro che devono dare il nulla osta per la pubblicazione del testo (sebbene l'omissione sull'argomento sia un peccato imperdonabile);
  b) gli autori non riconosciuti come specialisti (sebbene tu ti sia giovato delle loro idee);
  c) gli specialisti superati, fuori moda, che nessuno che si rispetti all'interno dell'entourage cita più;
  d) gli autori troppo popolari, citati solo dagli appassionati ma non dagli esperti; soprattutto se scrivono in paesi di seconda categoria, e men che meno se scrivono sui giornali;
  e) gli autori impopolari per la vita depravata, le idee "scorrette", o per la vicinanza a gruppi della peggior specie.

 Se la citazione è proprio inevitabile, manifesta chiaramente la tua posizione in contrasto o in elegante disprezzo. Almeno mettiti al riparo con opportune riserve.

 2. Non dimenticare mai di citare e con sufficiente ampiezza
  a) i padreterni della specialità, dell'istituzione, del paese, del momento;
  b) le persone o le istituzioni magnanime che hanno autorizzato o patrocinato la pubblicazione (sebbene abbiano titubato, contrattato o imposto condizioni umilianti);
  c) gli autori e i testi che servono come parola d'ordine per far parte del gruppo, dimostrando che eri uno di loro, che sei aggiornato e dalla parte giusta;
  d) i critici e gli editori che probabilmente fanno o commissionano recensioni del tuo libro, per non dire di quelli che possono prenderlo in considerazione per un premio, o metterlo nella lista dei libri di lettura obbligatoria, o darti una borsa di studio, o ammetterti a un'accademia, o darti lavoro;
  e) e naturalmente i capi, gli amici, i maestri, i compagni, soprattutto quelli con cui sei in debito, secondo la Regola d'Oro: Se mi citi ti cito.

 Sebbene queste regole non stiano nei manuali, si applicano. Una volta lessi un testo inviato a una rivista, dove non venne pubblicato, come succede con tanti articoli che arrivano spontaneamente, sebbene l'autore facesse citazioni elogiative dei vari collaboratori fissi della rivista. Tempo dopo, apparve su un'altra rivista, senza le citazioni ai membri della prima, e la cosa m'incuriosì. Che fossero cambiate le regole? No, erano cambiate le citazioni. Con opportune variazioni, l'articolo ora citava con lodi sperticate i collaboratori della seconda rivista.

 I citabili cambiano da una rivista a un'altra, da un'istituzione a un'altra, da un paese all'altro. Così pure, E anche col passar del tempo. Nei lavori successivi (o nelle nuove edizioni dei primi) appaiono e scompaiono citazioni, dediche, coautori, a seconda delle circostanze:

 - A sta cominciando a pubblicare e cita B, che è già molto apprezzato in certi "giri" importanti per A. Passa il tempo, B si eclissa: A smette di citarlo; oppure, B diventa una celebrità: A si vanta di essere stato tra i primi a riconoscerlo. Può anche succedere che A diventi più famoso di B e smetta di citarlo, perché non gli serve, o perché s'è così identificato con quello che ha appreso da B che ormai gli sembra suo, e non si mette a spender la vita a ringraziarlo. I bibliometri possono misurare queste evoluzioni e osservare, per esempio, come l'ultimo libro di A, che deriva interamente dall'opera di B, non lo cita più, anche se B era stracitato da A nei suoi primi libri.

 - M riceve lettere da N, tanto ricche di osservazioni utilizzabili che ne approfitta. Ma non sono citabili, perché sono private, sebbene, naturalmente, citi elogiandole diverse cose pubblicate da N. Quando N muore diminuiscono le citazioni; e quando si preparano le sue opere complete e si chiedono a M copia delle lettere di N, lui dice di non averne nessuna. Le ha perse in un trasloco.

 - P ha delle affinità col famoso Q, ma senza averne il talento. Corre il pericolo di essere considerato una specie di Q di terza categoria. Per evitarlo, si presenta come il polo opposto di Q. Se ci riesce, sarà citatissmo, perché tutte le persone insicure che non vogliono mettersi nei guai o hanno bisogno di apparire imparziali, lo citeranno quando citano Q, perché non si dica che sono faziosi.

 - Di X si diceva che nelle riunioni con i suoi compagni di rivista faceva facesse molte osservazioni intelligenti, che gli altri utilizzavano, senza darne conto, perché non si può citare una chiacchiera. Ma sono tutti morti e non c'è maniera di verificarlo, sebbene si debba immaginare che Y, nel pubblicare un articolo dove utilizzava una di queste osservazioni, fosse consapevole che l'autore era X, che tutti gli amici lo sapevano, e che, non avendo ricevuto reclami da X, si poteva supporre che questi l'avesse interpretato nel modo giusto, non come un furto, ma come un omaggio e una manifestazione della sua influenza. Bisogna anche immaginare che, col passar del tempo, quando altri elogiavano questa buona idea dell'articolo di Y, questi arrivò a convincersi che fosse sua; e, in ogni caso, era troppo tardi per fare dichiarazioni imbarazzanti. Alla fine, immaginiamo il giorno in cui X arriva ad aver bisogno della sua vecchia idea per un articolo, e non sa che fare di fronte alla bella figura fatta da Y con quest'idea. Se la usa adesso che tutti credono che sia di Y può sembrare un plagio. Sceglie di ritirarsi con un'uscita elegante: citare il magnifico articolo di Y, che non capisce l'ironia e lo ringrazia della citazione!

 - Nella sua prima intervista, il giovane poeta rivela tutto il suo debito verso i genuini poeti della sua terra, verso il poeta insigne che è suo mentore nella sperimentazione, verso le grandi figure consacrate della capitale. Trent'anni dopo, dichiara le sue origini: Omero, Virgilio, Dante.



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