pagina di Tèchne di Paolo Albani

RECENSIONI AL n. 2 di TèCHNE



RIVISTE IN CITT
À

di Lorenza Pampaloni


Una rivista che si può leggere a occhi chiusi» dice Paolo Albani. È Tèchne, nuova serie, rivista fiorentina di piccolo formato dedicata al gioco, al comico, al fantastico, al nonsense. Il secondo numero, che contiene testi di Allais, Breton, Delfini, Sraffa, Sarenco, e altri è stato di recente presentalo alla libreria Seeber con una serie di performance linguistico-surreali dai suoi curatori: Paolo Albani e Lino Di Lallo, redattori, e Eugenio Miccini, direttore responsabile («ma mi sono limitato a cedere la testata» ha detto). La prima serie di Tèchne, fondata da Miccini, 19 numeri affiancati da cinquanta quaderni di sperimentalismo poetico-visivo con predominanza dell'elemento politico-artistico, usciti tra il fatidico 1969 e il 1976, si era conclusa «nel momento in cui rischiava di diventare seria, ed era giusto che tacessero coloro che avevano preso la parola con l'enfasi massimalista di quegli anni». L'area di ricerca della nuova serie si muove invece sul versante dell'arte minore o laterale o marginale che dir si voglia del gioco/comico sotto qualsiasi forma, purché breve, con tutto un recupero di documenti del futurismo, del dadà, del surrealismo (nel prossimo numero verranno pubblicati due manifesti inediti del surrealismo in Cecoslovacchia). «La nostra scommessa nel rilanciare Tèchne - ha detto Albani - nasce dalla constatazione della carenza di uno spazio di attenzione per la letteratura 'minore'.

la Repubblica, cronaca di Firenze, 5 aprile 1989.





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QUANT'È DIVERTENTE FARE LIMERICK
di Giampaolo Dossena

"[...] È uscito anche, in questi giorni, il n. 2 della rivista Tèchne (direttore Paolo Albani, via del Moro 11, 50123 Firenze, tel. 055-217982). Ci troverete un'antologia di versi olorimi di Alphonse Allais. 'Olorimi' si dice di due versi che fanno rima tra loro, e che sono tutt'una rima, sono costituiti da un'intera, ricchissima rima che arriva fin in fondo al verso, sulla destra, cominciando dalle prime sillabe sulla sinistra [...]".

il Venerdì di Repubblica, 19 maggio 1989.



 

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[Segnalazione senza titolo e non firmata]

È giunta al secondo numero la nuova serie di Tèchne, aperiodico di "poesia e non" diretto da Eugenio Miccini, edito da Campanotto di Udine. Tra tante testate paludate e comprese dell'alta missione poetica di cui sono investiti gli autori ospitati, Tèchne si segnala per l'assoluta irriverenza e la propensione a un oltranzismo ludico a dir poco neodadaista. Questo numero, deciso a fare le cose come si deve, non manca del suo bravo editoriale, peccato che tutte le righe siano volutamente prive della metà superiore dei caratteri, sì da risultare del tutto illeggibili.
Tra gli autori antologizzati, il russo Daniil Charms, poeta di inizio secolo, sodale di Chlebnikov, poesie del surrealista "soft" Pierre Reverdy, una "Pagina inedita non scritta" di Samuel Beckett, svariate follie verbali di Alphonse Allais, un inserto "Poesia e politica" che ospita testi eccentrici di Piero Sraffa e Antonio Delfini, prose di Breton, Lucini, Leopardi e, tra i contemporanei, opere di Corrado Costa, Gualtiero Schiaffino, Felice Caliceti, tutti all'insegna di un ormai rarissimo buon umore poetico.

Librinovità per le biblioteche, numero 22, settembre 1989.

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TèCHNE. IL POETA SI DIVERTE
di Guido Averna

Molto curioso questo Tèchne per coloro interessati a poesie, commenti, corrispondenze e sperimentazioni letterarie che spaziano dalla seconda metà del secolo scorso ai nostri giorni. Gli interventi, abilmente selezionati sotto la guida di Eugenio Miccini, riguardano per lo più autori italiani e francesi, fatta la dovuta eccezione per la "pagina inedita non scritta" di Samuel Beckett.
L'editoriale che apre questo 'collages' di brani introduce immediatamente il lettore nello spirito degli scritti che lo attendono.
Infatti la sua impostazione grafica, una facciata battuta a macchina, incomprensibile data la totale mancanza d'inchiostro nella metà superiore dei caratteri, è in odore di quell'"anarchia" futurista che poneva uno dei suoi principali cardini nella totale alternazione, non solo stilistica e metrica, ma nell'espressione propriamente visiva. Avanguardie e curiosità squisitamente letterarie sono la miscela di base della pubblicazione: ecco una manciata di poesie di Pierre Reverdy, cui molto devono i surrealisti; ecco Alphonse Allais che ci incuriosisce con la sua prosa e le sue 'licenze artistiche'. C'è poi un inserto dal tema "Poesie e politica" dove, fra gli altri, colpiscono gli interventi di Piero Sraffa, che con ironia tagliente demolisce un articolo economico apparso in epoca fascista sul Secolo, e il "Manifesto", firmato da Antonio Delfini, "per un partito conservatore e comunista in Italia". Si continua con le gustose considerazioni rubate dalle pagine di Lacerba, scritte da Gian Pietro Lucini a proposito delle "Prese di tabacco". A conclusione del volumetto, edito da Campanotto Editore Udine, la vena alternativa è accentuata da una "Lettera alla Befana" che Leopardi scrisse in una prosa ai più sconosciuti, data l'ampia presenza di contenuti e termini volgari, alla Signora marchesa Roberti e un "Carteggio inedito" fra i redattori di Tèchne e Guareschi.

la Rivisteria, numero 22, 1989.



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