Giampaolo Dossena [SENZA TITOLO]
Prendiamo un gruppo di persone che
abbiano in testa un'ammirazione sregolata per la Commedia di Dante Alighieri. Cosa fanno? La leggono, la rileggono, la
imparano a memoria, la recitano in privato e in pubblico, scrivono saggi
critici e commenti. Recentemente a una persona è passato per la testa di
adoperare la Commedia per un gioco. La
persona si chiama Luca Chiti. Ha avuto l'idea di allungare la Commedia di un canto. Il risultato della sua
operazione è pubblicato dalle Edizioni Oplepo, piazza dei Maniri 30, 80121 Napoli. Queste
Edizioni Oplepo (Opificio di Letteratura Potenziale) continuano in
Italia la tradizione del famoso Oulipo (Ouvroir de Littérature Potentielle) che
a Parigi sperimentò ogni sorta di bizzarrie letterarie, quando erano vivi
Raymond Queneau, Georges Perec e Italo
Calvino. Il titolo dell'opera di Luca Chiti è Il centounesimo canto. È un canto C'erano già stati i
"centoni" virgiliani, costruiti con i ritagli dell'Eneide; ne abbiamo di Proba degli Anici,
del IV secolo, romana. Di lei, però, non sappiamo nulla che ci faccia sognare.
In ogni modo, sia l'imperatrice Eudossia sia la borghese Proba dovevano avere
delle teste fini e quadrate, adesso che possiamo vedere, per merito di Luca
Chiti, che cos'è un "centone", in concreto (i "centoni" di
Eudossia e di Proba io non li ho mai visti; non so voi). Che bello, vivere nel XXI secolo e
sentirsi trasportare a volo nel IV, nel V! Fonte:
«Ventiquattro» il Magazine del Sole 24
ore, 12, 2001, p. 114.
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