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Giampaolo Dossena

[SENZA TITOLO]

 

 

            Prendiamo un gruppo di persone che abbiano in testa un'ammirazione sregolata per la Commedia di Dante Alighieri. Cosa fanno? La leggono, la rileggono, la imparano a memoria, la recitano in privato e in pubblico, scrivono saggi critici e commenti. Recentemente a una persona è passato per la testa di adoperare la Commedia per un gioco. La persona si chiama Luca Chiti. Ha avuto l'idea di allungare la Commedia di un canto. Il risultato della sua operazione è pubblicato dalle Edizioni Oplepo, piazza dei Maniri 30, 80121 Napoli. Queste Edizioni Oplepo (Opificio di Letteratura Potenziale) continuano in Italia la tradizione del famoso Oulipo (Ouvroir de Littérature Potentielle) che a Parigi sperimentò ogni sorta di bizzarrie letterarie, quando erano vivi Raymond Queneau, Georges Perec e Italo Calvino. Il titolo dell'opera di Luca Chiti è Il centounesimo canto. È un canto da incastrare alla fine del ventinovesimo dell'Inferno. Dante incontra l'anima di un tal Cruccio de' Bardonecchi che è finito all'inferno per sbaglio, e proprio in quel momento viene assunto in cielo. Questa storia viene raccontata con parole di Dante, cioè adoperando 151 versi di Dante che si trovano qua e là nella Commedia. Sono collegati logicamente uno con l'altro, ed è rispettato il concatenamento delle rime nelle terzine. Ciascuno, se ne ha voglia, riconosce questo o quel verso a seconda della conoscenza più o meno approfondita che ha della Commedia. Se qualche verso sembra un po' strano, si trova in fondo al libro una lista di rimando ai versi giusti, nella posizione giusta. L'operazione di Luca Chiti (che comprende introduzione, commenti e appendici) è di un'acrobazia da applauso. È un primato internazionale nella storia del gioco combinatorio chiamato "centone". Avrete sentito nominare i "centoni" omerici, composti con parole e frasi tratte dall'Iliade e dall'Odissea. Alcuni sono attributi a una certa Eudossia nata ad Atene, figlia del filosofo Leonzio, che arriva a Costantinopoli e sposa l'imperatore Teodosio II. Con la sua bellezza e la sua cultura esercita un grande ascendente nella corte bizantina. Partecipa a controversie teologiche sottili. Nel 442 viene esiliata a Gerusalemme perché accusata di rapporti peccaminosi con un magister officiorum a nome Paolino. Muore a Gerusalemme nel 460. È un personaggio che ci fa sognare.

            C'erano già stati i "centoni" virgiliani, costruiti con i ritagli dell'Eneide; ne abbiamo di Proba degli Anici, del IV secolo, romana. Di lei, però, non sappiamo nulla che ci faccia sognare. In ogni modo, sia l'imperatrice Eudossia sia la borghese Proba dovevano avere delle teste fini e quadrate, adesso che possiamo vedere, per merito di Luca Chiti, che cos'è un "centone", in concreto (i "centoni" di Eudossia e di Proba io non li ho mai visti; non so voi).

            Che bello, vivere nel XXI secolo e sentirsi trasportare a volo nel IV, nel V!

 

 

Fonte: «Ventiquattro» il Magazine del Sole 24 ore, 12, 2001, p. 114.


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