Adrián N. Bravi
Pietro Candia ![]() Pietro
Candia era stato un uomo abbastanza felice o, quanto meno, aveva
raggiunto una tranquillità di spirito, se vogliamo dirla così, ma tutto
quell’appagamento era durato fino a quando la moglie gli aveva
comunicato che, secondo lei, il loro matrimonio era arrivato a un punto
di non ritorno e che non potevano andare più avanti in quel modo;
sosteneva che ognuno di loro, per quanto fossero arrivati ai sessanta
anni, doveva ricominciare daccapo, perché la vita va ripresa in
continuazione, come adesso voleva il loro destino, che era stato lo
stesso che li aveva tenuti assieme per una trentina d’anni e ora non
più. Abitavano in Ancona, in un grande appartamento su corso Garibaldi,
arredato con mobili d’epoca e quadri con paesaggi che lei, Teresa
Pappardella, sua moglie, aveva dipinto in un periodo di creatività molto
proficuo. La mattina presto a colazione, Pietro Candia prendeva il
caffelatte mentre osservava dalla finestra il passaggio dei netturbini
su corso Garibaldi e un paio d’ore dopo ritornava per vedere, questa
volta, sempre dalla stessa finestra, l’apertura dei negozi che riusciva a
scorgere attraverso il vetro.
Anche lui, Pietro Candia, come i commercianti che osservava dal terzo piano di quell’appartamento, aveva avuto un negozio in corso Garibaldi, sempre con le vetrine impeccabili e i manichini alla moda. Un suo amico, quando passava davanti al negozio, soleva fargli sempre la stessa battuta: “Oh, Pietro, tu sì che sei proprio casa e bottega, eh” e lui, Pietro, rispondeva con un sorriso ampio e soddisfatto. Ma dopo dieci anni d’attività era stato costretto a chiudere definitivamente la serranda per via della concorrenza sleale, a detta sua. Poi, aveva trascorso un paio d’anni facendo piccoli lavori sporadici, fino a quando sua moglie gli aveva comunicato la sua decisione. All’inizio Pietro pensava che lei stesse attraversando un momento particolare (non escludeva una crisi di creatività artistica, per usare un termine che lei adoperava spesso) e che nel giro di pochi giorni ci avrebbe ripensato ma, quando aveva capito che era convinta nella sua decisione, quella di porre fine al loro rapporto, a Pietro non era rimasta altra scelta che trovarsi un appartamento in affitto appena fuori dal centro. Era stata una decisione che non aveva mai contemplato, ma l’aveva affrontata con un certo coraggio. Continuava, quando poteva, a svolgere piccole commissioni o incarichi da parte di altri negozianti che lo conoscevano da tempo. Dovunque si presentasse era sempre impeccabile, in giacca e cravatta. Certe volte, però, andava nel retro di un ristorante, bussava a una porta senza farsi vedere dai passanti e il cuoco, che era un suo amico, usciva con una vaschetta di plastica con qualcosa da mangiare. Pietro ringraziava con un inchino, nascondeva di fretta la vaschetta in una borsa e tornava a mangiarsela a casa. Era una persona rispettabile con la quale molti negozianti chiacchieravano di buon grado, anche nell’ultimo periodo della sua vita, ma nessuno poteva credere, neanche Teresa stessa, alla quale continuava a fare visita una o due volte alla settimana, giusto per un saluto quando passava davanti al suo negozio d’intimo, che dopo la separazione Pietro si fosse trasformato in un accumulatore compulsivo. Nemmeno i vicini potevano sospettare che vivesse in quelle condizioni e che l’accumulo di oggetti e sporcizia lo avesse travolto. Non usciva da diversi giorni, sembra che si fosse tenuto per sé qualche malore che lo attanagliava da tempo, e quando il personale sanitario, chiamato dai vicini che avevano denunciato l’odore proveniente dall’appartamento, era entrato a casa sua, aveva trovato Pietro Candia disteso per terra, circondato da ogni parte da scarti, rifiuti, oggetti e insetti. C’era un odore impossibile. Aveva un piede assalito da migliaia di formiche e gli scarafaggi e le blatte giravano tra gli oggetti ammassati uno sopra l’altro: giocattoli, mozziconi, stracci, bicchieri rotti, ombrelli, pezzi di manichini, scatole con la spazzatura dentro, biciclette rotte, giornali, riviste, libri, piatti di plastica sporchi e Pietro Candia lì, in mezzo a tutta quella sozzura, come un rimasuglio che aspettava di essere portato via. Aveva addosso un completo color borgogna difficile da abbinare, con una cravatta blu scura e, su una mano, una barretta di cioccolato che non aveva finito di mangiare. Il testo di Adrián N. Bravi è apparso sul n. 33, 2025 della rivista "Nuova Tèchne". ____________________________ Home page Archivio di Nuova Tèchne |